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decreto di morte. | 333 |
otto sicarj della santa sede a’ suoi ordini, doveva eseguire l’atroce mandato — profittando della confusione in cui si troverebbe Venezia all’arrivo del solitario.
Gli otto complici dell’ex -liberale — erano in parte stati appostati nei dintorni dell’Albergo Vittoria, in tutti gli sbocchi da dove poteva capitare la vittima. — Quattro di loro tenevansi in agguato in una gondola ben pagata — con istruzione segreta — di sbarazzarsi anche del gondoliere — a cose finite — per non avere indiscreti testimoni, che potessero deporre contro di loro — Cencio, si era riserbato, non l’azione principale dell’omicidio, — ma quella del segugio che si doveva tenere ostinatamente sulle calcagna del principe. — Per fortuna del nobile romano — la cabala fallì — perchè il segugio era stato tolto dalla pesta e non solo si trovava al sicuro nelle ugne dei tre amici — ma doveva fare i suoi conti anche con un quarto personaggio che valeva ciascuno dei primi — e questo quarto era niente meno che il nostro vecchio e ben noto Gasparo. —
Gasparo — dopo i fatti da noi raccontati nei capitoli precedenti — toccato il suolo non pontificio — s’era offerto a servire da domestico il principe T. — che ben volentieri lo