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venezia. | 323 |
eccidio de’ loro onesti e prodi concittadini — e possa insegnar loro a non più lasciare la patria terra in preda allo straniero — ed ai preti suoi manutengoli — assuefatti a servirsene di villeggiatura — poi devastarla e prostituirla!
Il solitario, col caro peso della compagna sua; vagò addolorato tra le valli del basso Po — sino a che non gli rimase che a chiuderle gli occhi — e pianse sulla fredda salma di lei — lacrime di disperazione. — Vagò — vagò per foreste e per monti — incalzato dovunque dalla sbirraglia del Papa e dell’Austria — ma la sorte lo serbava a nuove fatiche ed a nuovi pericoli. — I tiranni dell’Italia lo troveranno sul loro sentiero, sul loro sentiero imbrattato di sangue e di delitti — e guai a loro! perchè, codardamente fuggenti — gli lasceranno le loro mense imbandite — ed i tappeti de’ loro superbi palagi porteran per un pezzo l’impronta del suo rozzo calzare!
Intanto egli è a Venezia — per cui tanto aveva sospirato. — Le lagune coperte di gondole salutano tripudianti la camicia rossa — senza macchia e senza paura — simbolo del riscatto nazionale — ma puro — ma con ferro italiano!