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i trecento | 19 |
se a un tratto mille torcie si fossero accese per incanto. Al lampo tenner dietro le tenebre — più fitte di prima ed un terribile tuono scosse fino dalle fondamenta la sterminata mole. —
Non impallidirono i congiurati — disposti come erano ad affrontare la morte in qualunque guisa — ne rimasero scossi — ed ognuno di loro corse colla destra nel seno a ricercare il ferro. — Quando, quasi fosse un seguito della meteora, s’udì una voce di disperazione risonare nel vestibolo dell’anfiteatro — e poco dopo una giovine scarmigliata — fuori di sè — grondante acqua dalle vesti — si precipitava in mezzo ai congiurati. —
Silvio fu il primo che la riconobbe, e:
«Povera Camilla!» sclamò il coraggioso cacciatore di cignali — «Povera Camilla! in quale stato mai l’hanno ridotta codesti mostri — che l’Europa c’impone a padroni — per i quali l’inferno solo dovrebbe servire di stanza.»
Subito dietro alla Camilla, erano entrati alcuni dei giovani rimasti di guardia al di fuori — e al loro capo raccontavano — come quella donna al chiarore del lampo li avesse scoperti — come si fosse slanciata verso il loggione — senza che fosse stato possibile — in modo alcuno — trattenerla.