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302 | il governo del monaco |
cui egli aveva bevuto copiosamente per coprire la sua vergogna — consigliava di marciare subito all’assalto dei briganti — ma il generale più pacato opinò, che meglio sarebbe stato — muovere all’alba — non essendo sicuro — a quell’ora tarda di poter raccogliere i soldati, quasi tutti ubbriachi. — Dopo alcune discussioni, si deliberò di seguire il parere del capo.
All’alba i campioni dell’altare e del trono suonarono a raccolta. — ma ci vuol altro per mettere insieme quei coraggiosi adoratori del fiasco italiano — una parte stanchi dalla marcia forzata da Roma a Viterbo — e della vergognosa scappata degli altri dal Ciminio.
Il sole già si presentava sulle vette dell’Appennino — quando l’esercito principiò le sue mosse — complicate al solito di combinazioni — difficili ad eseguirsi in una selva montuosa — ove il capo ignorante era obbligato di servirsi di guide indigene che mal volentieri lo servivano. —
I proscritti all’incontro, praticissimi — s’eran mossi all’alba — e quando il sole spuntava, già dominavano il vertice del monte — e potevan di là scoprire il nemico da qualunque parte si fosse avvicinato. —