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imboscata. 297


«Fra S... e il mio abituro — esistevano certi folti, certe macchie nella selva — idonei ad imboscate — e i sicarii vi si eran nascosti qualche volta — ma frustrati dalla mia vigilanza — ed impauriti dalla mia carabina eran fuggiti al mio avvicinarsi — e confessarono al prete che volean desistere dall’impresa. Così però non l’intendeva Don Giacomo: eccitati con lauti pasti e vino abbondante — e guadagnati con molto denaro — una sera condusse seco i tre malandrini — e venne ad imboscarsi vicino alla mia casetta, in una macchia che dava sul sentiero che io doveva percorrere.

«Il mio Lione era sepolto — e ad onta delle mie precauzioni, io fui sorpreso. Quattro scariche quasi simultanee partirono dalla macchia — e rimbombò un furioso grido di muori! degli assassini che mi corsero addosso credendomi ferito. — Ma non era così: quasi per miracolo, le quattro palle mi colpirono; ferendomi molto leggermente — essendo la ferita più grave quella che mi portò via questo pezzo d’orecchio sinistro. — Un’altra palla colpì nel davanti del mio cinto di cuojo — e fracassò alcune cartuccie — la terza mi forò il cappello radendomi la testa — e la quarta mi sfiorò