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288 | il governo del monaco |
«tissimo per la caccia — esercizio confacente alla mia natura — ero capace di passare delle notti intiere in agguato del cignale nelle paludi — ove esso ama avvoltolarsi nel fango. — conoscevo la posta del cervo — e bene spesso tornavo a casa portando sulle spalle uno di quei superbi corridori.
«Un giorno, avendo lasciato il mio cavallo a certa distanza — stavo nascosto nel bosco alla posta del cervo — quando un rumore si fece udire sul sentiero che dietro di me conduceva al paese. — Sulle prime pensai, potesse essere una belva — e tenni pronta la mia carabina — ma a misura che il rumore si avvicinava, mi sembrò udire una voce umana. — Mi tenni più celato allora — e attesi, finchè mi comparve alla vista un giovane prete — che aveva veduto alcune volte nelle mie rare escursioni alla città — il quale trascinava per mano una fanciulla sui sedici anni.
«Il prete, circa ventenne — alto di statura e robustissimo — mancava d’una carabina, d’un cappello puntato e del giustacuore di guerra. — per sembrare un vero e magnifico masnadiero.
«La fanciulla!... perdonatemi la commozione!» a le pupille del vegliardo s’erano