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282 il governo del monaco


— non v’eran carichi insopportabili di balzelli e d’imposte — non vi prenderan i figli a servire i capricci di un despota — più o meno mascherato da liberale — col pomposo pretesto di servire la patria — e di lavar le macchie delle bandiere non contaminate! —

Comunque sia — una cena frugale nella foresta — sulla magnifica verdura, non ancora calpestata dal piede profano e desolatore dell’uomo — seduti sui tronchi delle vecchie piante che, più del sedile, vi danno un fuoco stupendo e vivificatore — accanto poi a creature, come Clelia. Giulia ed Irene — oh! per Dio! io sono per una cena nella foresta — s’anco non mi presentasse altro che frutta e caccia — come qualche volta ho veduto. —

Ma quella sera lì c’era ben altro. — Gasparo comandante del bagaglio, e John — che ambi s’occupavano della somministrazione dei viveri — giunsero in mezzo al crocchio dei capi — con una cesta ben fornita — tagliarono dei freschi ramoscelli che distesero sulle zolle verdeggianti — e vi sparsero delle vivande fredde — che avrebbero fatto gola ad un Lucullo. —

Alcuni fiaschi di Montepulciano e d’Orvieto fiancheggiavano le vivande — che condite dall’appetito, di cui erano dotati i proscritti