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272 | il governo del monaco |
la sorte — come per incanto avea riunite — così attraenti, così belle — spiranti gioja ed amore, — diffondendo intorno un’atmosfera balsamica di paradiso.
Oh! Manlio perchè non sei qui a bearti nell’adorazione de’ tuoi cari? — tu ne abbozzeresti il gruppo, che l’arte tua, — lo scalpello vivificante — animerebbe — ma non potrebbe uguagliare.
Silvia fu la prima a rompere il silenzio, — dimandando con titubanza a Giulia: — «E Manlio, ove l’avete lasciato?»
«Manlio,» rispose la bella inglese; «trovasi col Solitario — e l’ho lasciato in florida salute — colla promessa di recargli presto notizie vostre.»
«E qual è l’opinione del Solitario circa alle cose di Roma?» chiese Attilio.
«Egli,» rispose Giulia, «approva il nobile contegno dei pochi romani che mantengono il decoro del paese — molestando il Governo dei preti — e protestando dinanzi al mondo: che quell’abbominazione non è più possibile — nè con temporale nè con morale autorità. — Egli applaude alla longanimità con cui avete sin’ora sofferto e taciuto per non turbare l’andamento dell’unità nazionale — e non dare agli stra-