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la pugna. 267


per la loro bravura — e. Muzio, dopo avere baciato loro la mano con affetto — manifestò la propria riconoscenza ed i propri sentimenti in questa guisa: — «Coraggiose e degne figlie di Roma — siate benedette per l’esempio che avete dato — non a questi prodi compagni che non ne abbisognano — ma agli infingardi d’Italia — che aspettano la manna dal cielo e dai nemici la loro libertà. — Essi non si vergognano di piegare dinanzi alle esigenze di un tiranno straniero — di rinnegare la loro Roma — Metropoli naturale d’Italia — votata Capitale dal Parlamento, e voluta dalla Nazione — e non si vergognano di lasciarvi quel pandemonio di preti, flagello ed onta del genere umano.

«Alle donne! — sì alle donne toccherà di lavare tanta vergogna, giacchè gli uomini non ne sono capaci»

Era giunto Muzio a questo punto del veemente suo discorso in onore del bel sesso — quando un’apparizione di donna, come discesa dal cielo — col volto e cui portamento di un angelo — apparve agli occhi suoi sul sentiero di Viterbo — e a quella vista tutta l’eloquenza del giovane romano svanì — ed egli rimase come una statua contemplando l’adorata sovrana del suo cuore. —