Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
il 30 aprile. | 253 |
che aveva veduto un sol momento armato da capo a piedi nella selva — e d’Attilio, che in Roma usava il semplice vestito dell’artista — rimase incerta ed esitante — e vedendoli tutti e tre in cilindro, e con abito da viaggiatori stranieri — veramente sulle prime non li riconobbe. — Quando fu ben sicura che erano loro, proprio loro — rimase mortificata di trovarsi accanto a tal vicino — ma come fare? — come alzarsi, avvicinarsi, chieder loro mille cose — che essa bramava sapere senza destare sospetti, senza comprometterli, — mentre sovr’essa lampeggiavano cinquanta sguardi d’uomini — affascinati dall’incantatore suo volto?
E Muzio! il mendico, il capo della contropolizia Romana, l’uomo che come il suo omonimo1 — avrebbe posto per Giulia — non la mano, ma la testa sui carboni ardenti — Muzio, vedeva l’astro della sua vita lì, accanto ad un soldato straniero, che egli odiava come vile stromento della tirannide — lì! la sua Dea! il suo tutto! obbligata ad accettare le gentilezze d’una mano contaminata — o da contaminarsi forse nel sangue de’ suoi concittadini.
- ↑ Muzio Scevola.