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12 | il governo del monaco. |
sotto cenci — l’animo virile di un gladiatore pronto a gittare la sua vita nell’arena — ove si contende la liberazione de’ popoli.
Tra le mille loggie ove soleva adunarsi il popolo-re — ve ne eran varie più spaziose delle altre, forse in antico destinate agli imperanti, alla corte, ai grandi. — Il tempo le avea ridotte ad una sola. — Non seggioloni, non arazzi adornavano il recinto. — (E che importavano gli adornamenti a coloro che s’eran sacrati alla morte?) — Le macerie, eran per loro pareti, tribune, sedili.
Al fioco lume di una lanterna sorda di cui eran muniti i congiurati — si vedevano ascendere per diverse vie — quei coraggiosi propugnatori della libertà romana e giunti nel loggione — tale era il nome dato da loro al recinto — ognuno vi prendeva posto — senz’altra cerimonia che una stretta di mano tra i vicini, poichè tutti eran conoscenti ed amici. —
Quando quasi tutti furono al loro posto — una voce sonora si udì nel recinto — che gridò: «Le sentinelle sono a posto?» Un’altra voce dall’altro estremo rispose: — A posto. — Allora il lume di una torcia accanto alla prima voce illuminò centinaja di fisonomie simpatiche di giovani — quasi tutti al disotto dei trenta — ed altre torcie si accesero qua e là per vincere l’oscurità della notte. —