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la solitaria | 239 |
caccia — un po’ coll’agricoltura — e molto mercè la generosa provvidenza d’amici che dal continente inviano il necessario.
Il numero ristretto degli abitanti rende superflui Governo e Polizia: — l’assenza dei preti è la maggior benedizione dell’isola. — Dio vi si adora come si deve, col culto dell’anima — senza sfarzo — nel grandioso tempio della natura — che ha il cielo per vôlta e gli astri per luminari. —
Il capo della famiglia, che primeggia in quell’isola, è un uomo come gli altri, — colle sue fortune e i suoi malanni. — Ebbe la sorte di servire qualche volta la causa dei popoli servi — come qualunque mortale, ha la sua dose di difetti. — Cosmopolita, egli ama però svisceratamente il suo paese — l’Italia, — e Roma, con idolatria. — Odia i preti, come istituzione menzognera e nociva, — ma il giorno in cui spoglino il lor carattere, malignamente buffone — e tornino uomini, egli è pronto ad accoglierli e perdonare i loro errori passati. — Professa idee di tolleranza universale — e vi si uniforma — ma i preti, come preti non li accetta — perchè egli non intende sieno tollerati malfattori — ladri ed assassini — e considera i preti quali assassini dell’anima — peggiori degli altri.