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il matrimonio 229


d’Irene — ed ora che quel suo caro era lì, ai suoi piedi, beandosi dell’atmosfera benefica che la circondava — adorandola! — perchè essa doveva negarsi alle oneste sollecitudini dell’amante? «Sì!» disse ella finalmente ad Attilio. «Sì; chiedimi a mia madre — e sarò tua per tutta la vita.»

Silvia per vero avrebbe voluto avere il suo Manlio accanto per consultarlo sulla sorte dell’adorata fanciulla — ma benchè un po’ timida di carattere, era troppo savia e piena di buon senso, da non capire la necessità dell’unione dei due amanti — massime nelle circostanze presenti di proscrizione e di solitudine — e si teneva sicura dell’assentimento del marito.

Anche Silvia non era amica dei preti. — Municipio lì non ve ne era — ne altra autorità all’infuori di quella dell’onesto lor salvatore Orazio — e la propria per supplirvi. — Non fu difficile quindi convincerla che la più legale autorità era questa, la più naturale e più semplice di ogni altra.

La celebrazione del matrimonio de’ nostri cari fu una vera festa per tutti nel castello — e per Irene sopra ogn’altro. — Pratica del matrimonio silvestre, ch’essa aveva celebrato alcuni anni prima — superba di fare da sa-