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220 | il governo del monaco |
«degli augurii prenderai lieti presagi alla nostra povera patria, che le antiche fortune ha omai scontate con troppo lunghe sventure1.»
Questo superbo squarcio di poesia patria del grandissimo scrittore dell’Italia antica — io ho voluto addurre — per sorreggermi nella troppo, per me, ardua impresa di descrivere la Roma dei tempi eroici — e la non morta virtù degli abitatori del Lazio moderno. — E dovendo narrare di quell’accozzaglia di gente nostrana e straniera, che oggi si chiama Esercito Romano — io desidero che si consideri — cosa ponno essere uomini che si consacrano al servizio di un governo come quello del Papa. il quale non può ispirare che disprezzo.
Giova ripetere — ciò che già dissi: solo il prete — poteva cambiar nell’ultimo popolo della terra — questo — «che nacque in una regione ove l’uomo crebbe più grande che in qualunque altra contrada del mondo.» L’esercito romano è composto: di Romani che sono sotto la vigilanza di soldati stranieri — e di soldati stranieri e romani — custo-
- ↑ «Il Lazio, i suoi abitatori, e le sue città. Tradizioni sui primi tempi di Roma — i re, la rivoluzione e la guerra ai tiranni. (Atto Vannucci. Cap. I).