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200 | il governo del monaco |
Roma ed in condizioni diverse da quelle dei giovani che tenevan nelle mani la trama della rivoluzione Romana — ad onta del suo carattere e de’ suoi sentimenti v’era rimasto estraneo. — Poi per condiscendere al desiderio del padre egli aveva accettato un posto nell’esercito pontificio — e si comprende di leiigieri che un tale impegno lo allontanava ancora più dai nostri amici.
Ora dai suoi occhi era caduta la benda — e senza quell’impaccio — egli potè arditamente contemplare tutta la grandezza dell’avvenire italiano. — Una nazione sminuzzata in tante parti, e perciò esposta al disprezzo e al ludibrio del mondo — vide costituita in un corpo solo — potente — rispettata — come lo fu nei bei tempi di Roma — come la sognarono i grandi italiani di tutte le età.
Appena intravveduta la vita nuova — il principe si sentì attratto verso di lei — innamorato de’ suoi nuovi compagni — e così deciso a rifarsi del tempo perduto, che fece sacramento a sè stesso — di vivere e morire per la causa santa del suo paese.
Ricco e potente — come egli era — e generoso — diventò nel futuro il più forte sostegno dei proscritti, i quali dal canto loro non ebbero che a rallegrarsi d’aver collocata la loro fiducia in quel nobile carattere.