Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/213


l'assalto 199


Lascio pensare qual fu la gioja nel castello all’arrivo dei nuovi amici — che sì potentemente avean contribuito alla liberazione dei fratelli.

Quante interrogazioni! quanti abbracciamenti — quante richieste di parenti — di fatti — di speranze — di delusioni!

«Mio! mio!» ripeteva Clelia a sè stessa, mentre Attilio — per la prima volta — coglieva un bacio sulla fronte dell’adorata vergine — «Mio! a dispetto della trista caterva dei chercuti e del mondo!»

«Eh! signorina! l’odore della polvere — ed il fragore della battaglia vi hanno esaltato alquanto la testolina. — Ma ve la passiamo. L’amore vero, sublime, eroico — l’amore che si portavano quelle due angeliche creature — non è egli la vita dell’anima — il fomite di quanto s’opera di grande — l’incivilitore dell’umana razza?

Un bell’acquisto l’avean fatto davvero i liberali nella persona del principe E. — Trasformato dalle scene che noi abbiamo descritte — si trovò un altr’uomo intieramente, — perchè egli, generoso e prode per natura, — sentiva nch’anima l’umiliazione della patria ed ardeva di vederla liberata da’ suoi oppressori stranieri e chercuti. — Educato fuori di