Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/210

196 il governo del monaco


cessori — a patteggiare cioè collo straniero, vendendogli vilmente il sangue de’suoi concittadini.

La Nazione italiana vide alla luce del sole il ceffo deforme degli impostori, marciare col crocefisso in mano alla testa delle masnade straniere1 suscitando dovunque quel brigantaggio — che devasta ancora le nostre provinciemeridionali — con ogni specie di orribili delitti — per tentare la dissoluzione dell’unità nazionale sì felicemente costituita.

Un altro fatto che attesta grandemente il progresso umano della nostr’età — è l’avvicinamento dell’aristocrazia al popolo.

Vi sono bensì ancora dei baroni, più o meno duri, più o meno forti e coperti di ferro — che affettano ancora l’alterigia e le prepotenze de’ bei tempi del diritto della coscia2 — ma questi sono pochi e la maggior parte dei nobili e i veramente nobili d’animo si avvicinano a noi, ed accomunano le loro alle aspirazioni nostre.

Di tal tempra era il fratello d’Irene. — Egli avea bensì fatto l’ultimo tentativo — da noi

  1. Li ho veduti io, marciare alla testa degli austriaci contro di noi.
  2. Antico diritto feudale sui matrimonii, un po’ osceno a narrare.