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l'assalto 193


rimase immobile e come di sasso — era Orazio! — Egli aveva ravvisato sulla maschia fisonomia del nemico le care sembianze della sua Irene.

Orazio aveva una canna della sua carabina carica — e poteva ammazzarlo — ma non si mosse. — John all’incontro senz’altro cerimonie — spianò la sua arma al petto del nemico e lasciò andare il colpo — ma il braccio robusto di Orazio deviò l’arma, che andò a ferire uno degli assalitori che varcava allora la barricata.

Pochi furono i seguaci del Principe che gli tenner dietro — e quei pochi — o sulla barricata o già dentro furono spacciati dai valorosi campioni della libertà di Roma.

Finalmente, una circostanza inaspettata liberò del tutto il castello dai suoi assalitori, che sparvero in tutte le direzioni come la nebbia al vento.

Dalla parte orientale del bosco — mentre la truppa era tutta raccolta sotto le barricate e gli officiali la incoraggiavano a seguire il Principe — s’udì un grido spaventoso d’una decina d’armati — e si videro questi dieci leoni (che potevano esser cento — pensarono i soldati) precipitarsi sul fianco destro della truppa e sbaragliarla e disperderla come fosse stato un branco di pecore.