Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/200

186 il governo del monaco


Non s’ora ingannato: appena aveva posto il calcio dell’arme a terra per ricaricarla — un ceffo molto più somigliante a quello d’una tigre die d’un uomo — sbucò dalla macchia a pochi passi di distanza.

Sui valorosi — ancorchè colti all’improvviso — il timore non ha forza, e col pugnale alla mano — il nostro Coclite s’avanzava impavido contro l’apparizione — quando questa gli gridò: ferma! — con tanta autorità e sangue freddo — che ne fu sorpreso il nostro prude Orazio — e fermossi.

Armato da capo a piedi — il nuovo venuto aveva un aspetto veramente straordinario. — Un cappello puntato alla calabrese copriva il suo capo — irsuto di folta capigliatura bianca come la neve. — La barba bianca, sprizzata qua e là di qualche ciocca del primitivo colore — ed irta come quella d’un cignale, copriva l’intero volto ad eccezione degli occhi. — Eretta e posata su poderosa spalla — gli anni non eran stati capaci di piegare quella testa maestosa e selvaggia. — Sul largo suo petto teneva affibbiato un giustacuore di velluto - — stretto al cinto dall’indispensabile cartucciera. — Di velluto oscuro era pure il resto del vestito e dal ginocchio in giù — uose calzava elegantemente affibbiate.