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6 il governo del monaco


«Il primo passo è fatto,» mormorò tra sè il mercurio dell’eminentissimo — ora è d’uopo cercare un posto di osservazione e di rifugio per Cencio. — Il quale Cencio, — affinchè il lettore lo sappia — era il subordinato di Gianni, a cui il cardinale Procopio affidava la seconda parte in così fatte imprese. —

Gianni si affaccendava ora a trovare per Cencio una stanza qualsiasi d’affitto — in vista dello studio di Manlio — il che gli venne fatto facilmente. In quella parte della capitale del mondo — l’affluenza delle genti non è mai strabocchevole, poichè i preti, che curano tanto per sè il bene materiale, non pensano, rispetto agli altri, che al bene spirituale. Ora il secolo è un po’ positivo — bada al tanto per cento — più che alla gloria del paradiso — ed è per questo che Roma, per mancanza d’industria e commerci rimane squallida e scarsa d’abitatori1.

Gianni adunque dopo di avere preso a fitto una stanza, come dicemmo — se ne tornava a casa cantarellando e colla coscienza tutt’altro che aggravata — sicuro com’era dell’assoluzione che i preti non negano mai alle ribalderie commesse in servizio loro.

  1. Roma ch’ebbe in passato due milioni d’abitanti ne conta ora appena 210 mila.