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clelia. 5


sommessa e timida — e vedendo che finalmente l’altro alzava gli occhi verso lui — «Sua Eminenza il cardinale Procopio proseguì, m’incarica di dire a V. S. che egli desidera avere due statuette di santi per adornare l’entrata del suo oratorio.»

«E di qual grandezza vuole S. E. le statuette? rispose Manlio.

«Io credo sia meglio che V. S. venga in palazzo per intendersi con l’E. S.»

Un torcer di bocca del bravo artista fu chiaro indizio che la proposta gli andava poco a sangue, — ma come si può vivere in Roma senza dipendere dai preti?

Tra le malizie gesuitiche dei tonsurati — vi è pur quella di fingersi protettori delle belle arti — e così hanno fatto che i maggiori ingegni d’Italia prendessero a soggetto dei loro capolavori le favole pretesche, consacrandole per tal guisa al rispetto ed all’ammirazione delle moltitudini.

Torcer la bocca non è una negativa — e veramente bisognava vivere e mantenere decentemente due creature — la moglie e la figlia — per le quali Manlio avrebbe dato la vita cento volte. «Andrò» rispose seccamente — dopo qualche momento di riflessione — e Gianni con un profondo saluto si accomiatò.