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la bella irene 171


«Soleva fare le mie escursioni lontane a cavallo accompagnata da un vecchio e fido domestico di casa. Una sera di ritorno da una di quelle passeggiate — mentre traversavamo Transtevere — alcuni soldati stranieri ubbriachi — i quali avevano attaccato rissa in una osteria — uscirono colle sciabole impugnate perseguitandosi. — Il mio cavallo si spaventò — prese il morso coi denti e di carriera precipitandosi per la via mi trasportava colla celerità del baleno rovesciando quanto gli si parava davanti, non potendo io rallentarne il corso per quanti sforzi facessi.

«Era forte in sella — e coloro che senza pericolo mi vedevano correre — ammiravano; - ma finalmente il corsiero continuando la sua furia — la lena venne a mancarmi ed ero lì lì per lasciarmi cadere. — Certo cadendo, mi sarei fatta in pezzi sul selciato, o contro qualche ostacolo della via — quando un giovane coraggioso lanciatosi dal marciapiedi come un lampo — attraversa la via — getta la sua mano sinistra alle briglie — e mi cinge robustamente colla destra — mentre già mi abbandonavo sfinita. — Allo strappo violento della mano del mio salvatore — il cavallo