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168 il governo del monaco


tar1, all’aspetto della mensa imbandita non ebbe pruriti d’amore, ma di sincerissima fame.

Una nuova scena di lì a poco colpì la madre e la figlia, e più di queste John, che ancora se ne stava a bocca aperta. — Avendo Orazio dato di piglio a quel suo magico corno — comparvero come per incanto — l’uno dopo l’altro — quindici nuovi ospiti — e tutti poco più, poco meno, vestiti alla foggia d’Orazio, ed armati.

L’ora già tarda, e la sala poco illuminata — fecero più solenne sulle prime quella comparsa — ma venendo accesi i lumi — le aperte, maschie e gentili fìsonomie dei nuovi arrivati, guadagnarono loro l’ammirazione e la fiducia universali. — Orazio allora «a tavola» gridò, facendo sedere Silvia alla sua destra — alla sinistra Clelia e dopo lei Irene. — I compagni d’Orazio — sedute che furono le donne ed il loro capo, — per cui mostravano gran rispetto, presero posto a tavola — mentre John s’era già collocato allato a Silvio.

Un bicchiere di wermuth brindato «alla libertà di Roma» iniziò il pranzo, che continuò poscia con molta alacrità per parte di tutti i commensali.

  1. Tar, marinaro in inglese.