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la bella irene 167


«e la figlia del nostro celebre scultore Manlio,» e allora con un bacio cordiale Irene accolse le ospiti.

Il piccolo John incantato di trovare tal bellezza e tanta grandezza — ove aveva supposto di non trovar altro che solitudine e deserto — fu più sorpreso ancora quando, seguendo la compagnia nell’interno del castello — s’accorse che in uno splendido salotto stava parata una ancor più splendida mensa — riccamente e copiosamente imbandita d’ogni specie di vivande.

«Tu m’aspettavi dunque stasera?» disse amorosamente Orazio ad Irene.

«Oh sì! me lo diceva il cuore, che non avresti passata un’altra notte fuori.» e un nuovo amplesso dei due amanti chiudeva il breve colloquio.

Clelia, la bella Clelia fu ben lungi dall’esserne gelosa — ella era già troppo affezionata a quei due esseri — e in quella vece il suo pensiero ed il suo cuore corsero ad Attilio. — Credo non affermare cosa che il lettore non abbia indovinato — aggiungendo che la buona Silvia — mandò un sospiro pel suo povero Manlio.

John coll’appetito di dodici anni, stimolato da una passeggiata ben lunga per un povero