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il liberatore | 129 |
«Qui non v’è tempo da perdere» disse finalmente Orazio, rivolgendosi a Manlio, con cui aveva pur ricambiato mille segni di reminiscenza e di gratitudine. «Questo luogo è pieno zeppo di malviventi — e quel fuggito potrebbe ricondurre una banda più numerosa.»
Pigliando dunque i cavalli per i morsi — invitò la comitiva a rimontare in carrozza — e mettendosi egli stesso al posto del cocchiere, s’incamminò velocemente verso la marina — secondo i voti dei viaggiatori.
Giunti alla spiaggia — l’aria balsamica del Mediterraneo — sembrò ravvivare i nostri stanchi amici, e l’effetto apparve sorprendente sulla bella Giulia. — Piglia della regina del mare — ella — come tutti coloro che nascono sulle sue sponde — ne era innamorata. — Lontani lo sospirano — al rivederlo — par loro rivedere una persona amata.
L’effetto prodotto sui dieci mila Greci di Senofonte — al rivedere il mare dopo lungo e pericoloso viaggio pedestre a traverso la Persia — si comprende facilmente. E le grida di gioja e l’inginocchiarsi a salutare Ànfitrite liberatrice, come il mare fosse la patria loro — non hanno d’uopo di spiegazioni.