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114 | il governo del monaco |
goni che facilitò l’evasione di Manlio — Dentato era messo alla tortura mattina e sera per strappargli di bocca la delazione dei complici!
Io risparmierò ai miei lettori l’orrido quadro dei patimenti inflitti a quel prode romano — straziato colla corda, attanagliato — ridotto una massa informe — abbandonato in un canto del suo carcere segreto — spirante — ed implorando la morte come un beneficio. — Quello ch’io non posso tacere è che il prete non si contenta di martoriare — di avvilire il corpo — egli vuole insudiciare l’anima, — e quando il soffrente svenuto — pei patimenti — articola un’indistinta parola — egli la raccoglie —: e l’interpreta a modo suo — spargendo la vergogna e l’infamia sul capo dell’infelice torturato.
I1 povero Dentato — così scontava il suo amore per l’Italia e per Roma — nelle unghie dei luciferi umani — e non era il solo! — In quei giorni di paura e di rabbia, furono numerosi gli arresti — ed i torturati, — ed anche rinvenuto dal terrore — il prete si dava alle sevizie — condizione essenziale per riconoscere i codardi. — I tiranni più crudeli — i più sanguinari di tutte le epoche — furono vili e pieni di paura.