Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
110 | il governo del monaco |
stanza col maggiore coraggio. — Comunque sia — il panico è vergognoso — e veramente veduto e considerato con pacatezza, esso ha qualche cosa di degradante. — Io vorrei non aver mai a vedere gl’Italiani colti da terror panico. — Eppure pare che i popoli meridionali e più spiritosi, come il Francese, l’Italiano, lo Spagnolo vi siano più soggetti dei popoli freddi e posati del settentrione. —
Dei liberi, pochi furono i feriti: — il che succede sempre ai valorosi, — dei mercenarj però molti furono i feriti da loro stessi, e si contarono alcuni morti.
Tra i cadaveri che all’albeggiare si distinsero nelle vicinanze delle Terme — v’era un giovane col mento appena coperto di lanugine — era supino — e sul suo petto a grandi caratteri si leggeva la parola traditore.
Giovinetto senza esperienza — Paolo, ebbe la disgrazia d’innamorarsi della figlia d’un prete. — La Dalila astuta — ammaestrata dal padre — era giunta a scoprire che il suo amante apparteneva ad un gruppo di cospiratori. — Dal primo errore lo sciagurato cadde in altri — e finì con l’abbandonarsi intieramente all’infame vita del delatore.
Quella notte n’ebbe degna ricompensa!