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108 | il governo del monaco |
raggiamento: dirò soltanto, che qualunque sia la forza che noi abbiamo a fronte, dobbiamo caricarla in massa col pugnale alla mano. I primi venti della tua schiera, disse a Muzio, marcino radi e adagio sino ad incontrare il nemico — scoperto, lo assaltino gridando e a passo di corsa. — Noi vi seguiremo da vicino.»
Dopo queste poche parole Muzio — disposti i venti — e dato un colpo d’occhio al resto della sua schiera — si avvolse la toga al braccio sinistro — e col pugnale nella destra si avanzò dicendo: «seguitemi!»
L’antro sembrò in quel momento vomitare un torrente di lava — ed all’oscuro, perchè ogni lume era spento, — cupi — silenziosi — s’avanzarono i discendenti dei Fabii, pronti ad affrontare i satelliti del dispotismo.
I primi soldati che s’incontrarono coi notri ebbero appena il tempo di spianare i fucili, che in un lampo si trovarono avviluppati dai terribili aggressori e volti in fuga. — Un urlo tremendo di «avanti!!!» — uscito da trecento maschie, e sonore voci — incuteva una paura di morte anche nei men codardi di quella bordaglia.
In men ch’io nol dica — il Campo Vaccino — e poi le vie di Roma diventarono fiumi