Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
la giustizia | 89 |
all’assassinio. — Orsini assassino è decapitato — e Bonaparte che assassinò nessuno a Parigi, a Roma, al Messico, è un magnanimo! e che so io!
Qui però si prepara giustizia — vera giustizia — sia essa fatta col pugnale o col cannone — mentre là in quella tana di jene — sollazzano — banchettano i depredatori delle sostanze del povero — i depravatori di una nazione di venticinque milioni.
Là nel Palazzo Corsini stanno Procopio ed Ignazio che noi conosciamo e di cui conosciamo i delitti — e qui fuori, pronto a fare giustizia degli scellerati stanno Attilio. Muzio. Silvio e venti compagni dei nostri trecento.
Questi superbi figli di Roma, hanno capito e sentono che per lo schiavo non v’è pericolo, non v’è impresa difficile — quando si consideri la vita — quale l’hanno resa i tiranni — un disprezzevole arnese.
L’anima di questi prodi è tranquilla — come alla vigilia d’una festa — il loro cuore batte — ma di speranza, ma di desiderio che venga presto l’ora di menar le mani — e l’ora non è lontana! Essi passeggiano per la Longara aspettando le dieci — ma non passeggiano insieme — perchè il governo dei preti vieta le riunioni.