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riassunse Hertz in una comunicazione «Sulle relazioni fra luce ed elettricità» da lui fatta alla società dei medici e naturalisti tedeschi in Heidelberg.
La straordinaria attività nello sperimentare da lui spiegata negli anni 1887-88 non lo distolse dai suoi prediletti studi teorici, ne sono una prova il lavoro pubblicato nel frattempo sulla teoria delle oscillazioni e quelli dedicati ad una nuova esposizione delle idee di Maxwell.
Di questi ultimi è netevole il procedimento, in certo modo inverso a quello del Maxwell; Hertz assume per definizione le equazioni del campo e l’espressione dell’energia, e con opportune convenzioni ne deduce le leggi principali dell’elettricità e dell’ottica.
Di Hertz si pubblicherà in breve un lavoro postumo di cui è facile prevedere l’importanza, risultato dell’attività di questi ultimi anni e forse delle meditazioni di tutta la sua vita: si intitolerà: «Die Prinzipien der Mechanik». Saranno all’incirca venti fogli di stampa, un volume come quello delle Untersuchungen a un dipresso.
Pochi giorni prima di mettersi a letto aveva inviato il manoscritto completo all’editore A. Barth di Lipsia; durante la sua malattia, (sapeva di morire), ebbe frequenti lunghe conferenze col suo assistente attuale dott. F. Lenard, a cui ha lasciato l’incarico di curare la stampa; il libro verrà pubblicato a marzo probabilmente.
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Pochi uomini hanno riunito come Hertz la perfetta conoscenza della teoria all’abilità nello sperimentare, pochi hanno inteso come lui che se il concetto teorico può guidare la ricerca, l’ultima parola deve in ogni caso restare all’esperienza.
Egli stesso in quella sua mirabile ricostruzione della teoria di Maxwell faceva risaltare la necessità di condurre le formole quanto più possibile vicine ai fatti, e dava come principale vantaggio della sua esposizione l’avere introdotto nelle equazioni la forza elettrica invece del potenziale vettore, vale a dire qual-