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DISCORSO INAUGURALE.

I principii della meccanica.

Prof. ANTONIO GARBASSO.

Il discorso inaugurale dell’ultimo Congresso era intonato, senza dubbio, all’ambiente.

A tutti dovette sembrare singolarmente opportuno che si discutessero la prima volta i problemi giuridici suggeriti dalla conquista dell’aria nella città dove nacque il diritto del mare, nel palazzo dove il doge e i senatori della Repubblica di Genova quel diritto avevano svolto e applicato con sottile acume e con sicura prudenza.

Meno opportuno può parere che si cerchi di descrivere, nelle grandi linee, lo stato presente della filosofia naturale in questa gentile Siena, dove pregano ancora le Madonne di Duccio e di Sano, in questa nobile sala, dove, memore di altri tempi e di altri costumi, Guido Riccio cavalca nell’affresco di Simone Martini.

Ma il contrasto fra ciò che è bello e ciò che è vero, è di origine dottrinale, e non deriva dalla realtà delle cose.

Che l’attività scientifica e l’estetica sieno essenzialmente distinte è appena un pregiudizio di pochi pensatori unilaterali il quale non ha radici, da quella in fuori, profondissima senza dubbio, della loro personale ignoranza specifica.

Gli scopi invece delle arti figurative e della scienza sono identici, come sono identici i mezzi. Perchè artisti e scienziati cercano di intendere l’universo esteriore, e per intenderlo e per farlo intendere procurano di darne una rappresentazione.

Che questa poi si concreti in un quadro o in un modello meccanico, o in una equazione differenziale, tocca la forma e non altera la natura logica del procedimento.

Per una coincidenza, che ai maestri dell’estetica dovette apparire curiosa, mentre si annunciava che l’ottavo volume della storia del Venturi avrebbe posto in nuova luce l’azione esercitata da Pier della Francesca sullo sviluppo della pittura umbra e toscana, il senatore Volterra presentava all’Accademia dei Lincei un manoscritto del Maestro di Borgo San Sepolcro, nel quale si contiene il