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L’ipotesi dei quanti, come ad illustrare la vivacità e la fecondità delle concezioni atomistiche, le estende dalla materia all’energia, e ammette che, almeno nei processi luminosi, l’emissione avvenga per quanti discreti.
Per citare solo il resultato più recente, un matematico danese, N. Bohr, ha potuto in questo ordine di idee, calcolare a priori gli spettri dell’idrogeno e dell’elio; e il mirabile successo sembra indicare che vi debba essere nella teoria atomica dell’energia qualche cosa di vero e di profondo. Si direbbe che Fresnel e Maxwell abbiano costruito l’ottica delle oscillazioni elettriche e non l’ottica della luce; si direbbe che la meccanica classica, anche generalizzata, si arresti alle soglie del mondo molecolare, del mondo, per essere precisi, delle molecole isolate o quasi isolate.
Lo studio dei moti browniani porta, naturalmente, alla medesima conclusione: perchè i concetti statistici non valgono dove non sono grandi numeri, e i corpi microscopici e ultramieroscopici non rispettano dunque il secondo principio.
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Ma su queste dottrine non mi voglio indugiare, perchè della prima ha parlato da pari suo a Roma il prof. Guido Castelnuovo, della seconda a Genova, l’anno scorso, un mio giovane collega, il dott. Luigi Rolla.
Si tratta ad ogni modo di ricerche che non hanno raggiunto ancora la fase dell’equilibrio stabile,
Meglio fermarsi dunque e riassumere i resultati sicuri.
Noi sappiamo ormai con certezza che i fenomeni termici e i fenomeni propriamente elettrici si lasciano ridurre alla figura al moto, sappiamo che l’universo tende a condizioni sempre più probabili, sappiamo che la dinamica classica illustra il caso delle piccole velocità, abbiamo posto finalmente, con la meccanica ereditaria, un maraviglioso problema della filosofia naturale.
Le vicende storiche hanno fatto sì che appena in questi ultimi tempi il nostro paese riprendesse la sua parte nell’opera comune; giova sperare che non gli manchi la lena.
Certi erramenti parziali non ci devono turbare.