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L’affermazione di Laplace è per lui incontrastabile, e la storia del sistema supplisce appena alla impotenza nostra a stabilire le condizioni iniziali; la meccanica dell’eredità è dunque, per usare le sue parole, un metodo transitorio.
Questo è vero forse in un certo senso, ma in un altro senso è certamente falso.
La meccanica statistica non ha eliminato la termodinamica, nè la teoria degli elettroni l’elettrodinamica classica. Un motore a scoppio o una rete di conduttori si calcolano anche adesso senza pensare alle configurazioni più probabili, o ai moti delle particelle elettrizzate.
È dunque ragionevole ammettere che anche quando i fenomeni di isteresi fossero ricondotti alle equazioni di Lagrange la riduzione avrebbe, come nei casi trattati da Boltzmann e da Gibbs e da Drude, un interesse più teorico che pratico.
D’altra parte, finchè un problema non è risolto sembra più prudente non affermarne con piena sicurezza la risolubilità.
Una cosa anzi possiamo dire fin d’ora: che se la soluzione esiste non deve essere agevole trovarla. Il caso limite che Helmholtz considerò, nello studio dei fenomeni termici, non si potrebbe nemmeno imaginare per l’elasticità susseguente e il magnetismo residuo.
Che se il problema non fosse risolubile le conseguenze sarebbero senza dubbio gravi per la filosofia naturale.
La nozione stessa del determinismo andrebbe mutata, o per lo meno allargata, nel senso che l’avvenire non apparirebbe più come una conseguenza del presente soltanto.
Con tutto questo la scienza sarebbe sempre possibile, perchè l’osservazione ci attesta che non tutta la storia influisce, ma solo la storia più recente.
In linguaggio tecnico: i limiti inferiori degli integrali, che si devono introdurre nelle equazioni del moto, possono sempre tenersi finiti e anzi piccoli.
Del resto è così possibile la scienza nella concezione del Volterra, che gli ingegneri, quando costruiscono una dinamo o un motore e tengono conto dell’isteresi, fanno, grossolanamente sia pure e senza saperlo, della meccanica ereditaria.
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I fenomeni della luce, per la loro eleganza e per il carattere geometrico, attrassero da Newton in poi l’attenzione dei fisici.
In tempi più recenti le ricerche si sono svolte secondo due indi-