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bilite le leggi che fanno dipendere le une dalle altre le grandezze immediatamente osservabili.

Lo studio dei fenomeni elettromagnetici si trova così, logicamente parlando, in quella stessa fase di sviluppo che la termodinamica raggiunse dopo la formulazione del primo e del secondo principio per opera di Helmholtz e di Clausius.

A Giacomo Clerck Maxwell spettava l’onore di procedere innanzi. In una breve memoria pubblicata nel 1865 nelle Transactions della Società Reale egli riconobbe infatti la meccanicità del fenomeno elettrico.

Il suo resultato è questo: che le leggi dell’induzione mutua e dell’autoinduzione si riducono immediatamente allo schema di Lagrange, quando appena si considerino come variabili le quantità di elettricità che son passate, a partire da un istante arbitrario, per le sezioni dei conduttori, e come velocità le intensità delle correnti.

La relazione che si viene così ad assumere fra quantità e intensità è in pieno accordo con la legge di Faraday, alla quale alludevo poc’anzi.

Logicamente la memoria del Maxwell è superiore ad una ricerca analoga di Helmholtz, che ho già ricordato.

Helmholtz infatti aveva discusso un caso limite dei fenomeni termici, mentre il Maxwell risolve un problema elettrodinamico come è posto dalla natura.

I resultati del Maxwell hanno fornito lo spunto per una serie di considerazioni, dalle quali Enrico Poincaré fu condotto a stabilire, nel 1894, un troppo famoso teorema. Secondo questo teorema, se di un fenomeno si sa dare una teoria se ne possono dare infinite altre, ugualmente soddisfacenti.

In linguaggio analitico, si può giungere alle stesse equazioni del tipo di Lagrange, assumendo in infiniti modi diversi le masse e i vincoli.

Ed è vero senza dubbio.

Il problema, conclude il Poincaré, di ricercare la natura delle cose è dunque sterile e vano, o anzi non è un problema. Tempo verrà che i fisici si disinteresseranno di queste indagini, estranee in tutto al loro compito.

La profezia non si è avverata; e forse non si doveva avverare. Perchè la conclusione vale ciò che valgono le premesse, e le premesse sono per lo meno discutibili.

In tanto si può giungere in infiniti modi alle medesime equazioni di Lagrange, in quanto si ammette di poter disporre ad arbi-