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Presto si riconobbe però che il terzo termine aveve una natura alquanto diversa dagli altri due.

L’energia cinetica può trasformarsi interamente in potenziale e la potenziale in cinetica, o, come si suol dire, i fatti meccanici, nell’accettazione più particolare del vocabolo, sono reversibili.

E la reversibilità è legata del resto con la forma delle equazioni del moto.

Ma quando il terzo termine entra in giuoco, le cose diventano assai meno semplici; perchè l’energia cinetica può passare integralmente in calore, mentre il calore non si trasforma per intero in energia cinetica.

Il fenomeno termico non è mai reversibile. Se ne deve forse concludere che esso non si potrà dunque ridurre alle leggi della dinamica classica, o che non è un fenomeno di movimento?

L’indirizzo energetico adottò questo modo di vedere.

«Tentare, scrisse il Duhem, tentare di ridurre alla figura e al movimento tutte le proprietà dei corpi sembra un’impresa chimerica.

«..... una simile riduzione sarebbe in contrasto con la natura delle cose materiali.

«Noi siamo obbligati a ricevere nella fisica altra cosa che non siano gli elementi quantitativi che il geometra considera, siamo obbligati ad ammettere che la materia ha delle qualità».

In un certo senso l’energetica richiamò dunque in vita le nozioni più essenziali della fisica aristotelica.

Fu bensì, nel pensiero dei seguaci più entusiasti, un Aristotelismo stranamente metafisico e pragmatistico, che ebbe un giorno di voga quando Guglielmo Ostwald, in un famoso discorso tenuto nel 1895 al Congresso dei medici e naturalisti tedeschi, preconizzava la rovina del materialismo, o anzi la scomparsa della materia e il trionfo della divina energia.

Ora, che dai principi della termodinamica, quali ci sono forniti dall’esperienza, dal primo, della conservazione dell’energia, e dall’altro che formula il carattere dell’irreversibilità (Clausius), un uomo veramente geniale, J. Willard Gibbs, ricavasse le condizioni generalissime degli equilibri chimici, coordinando così e precisando tutta una serie di fenomeni, che erano stati fino a lui mal connessi e mal noti, non prova nulla per lo scopo nostro attuale, o prova soltanto che, sebbene ci si ripeta ogni giorno dai filosofi intuizionisti e neohegeliani che la scienza è una costruzione arbitraria, le leggi della natura hanno pur sempre un valore che trascende la buona e la cattiva volontà degli interpreti.