Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
E volgendosi al piccolo Agenore:
— E non è lecito a qualsiasi prole ostentare la prevaricazione d’una perniciosa ilarità, mentre il genitore è periclitante nell’adempimento delle sue funzioni notturne, hai capito?
E poi alla moglie:
— Eufemia! Saresti dunque sorda alla voce del dovere nonchè a quella del tuo consorte?
Eufemia trasalendo:
— Che vuoi?
— Infilare quest’ago.
La signora Eufemia, con accento pieno di amarezza:
— Riformate prima il codice civile, o Policarpo, e poi v’infilerò.
Policarpo, stupefatto, guarda fisso il paralume, poi guarda Agenore, che guarda la mamma, che guarda Policarpo, che dice:
— Eufemia, rientra in te stessa, tu sei evidentemente sotto l’erubescenza d’un so-