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nella speranza d’una burrasca che mandi a monte ogni cosa. Il cielo invece è così beffardamente sereno, che mette l’urto di nervi. Eufemia dà ordini alla serva; ma Policarpo non dà quattrini.
Perciò si passa di modificazione in modificazione. Lunga e dolorosa è la compilazione del menu, che resta fissato in queste proporzioni: due chili di carne, due di fettuccine, dieci soldi di formaggio, tre litri e mezzo di vino, con incarico a Rosa di allungarli in sei bottiglie; infine otto soldi di frutta, più tre soldi di pizzutello, per procurare una conveniente colica ai ragazzi.
Agenore ha l’incarico di togliere i sassi dal giardino. Rosa leva le ragnatele dalla cucina, Policarpo, con metodica regolarità, pianta una serie di chiodi nelle gambe vacillanti delle sedie, con la speranza che ne derivi qualche strappo ai calzoni del Colandrea o del Pulitano. Si fanno sforzi inauditi per dissimulare la crollante miseria