Pagina:Gandolin - La famiglia De-Tappetti, Milano, Treves, 1912.djvu/47

cosa che si deve fare, in campagna, è di mettersi in piena libertà. E poi, non ce l’ho il mio abito di seta marron?

Da lunghi anni, la signora Eufemia parla con accento convinto e possessivo, di questo abito di seta marron, che nessuno ha mai visto e nemmeno lei. La cosa è talmente penetrata nelle abitudini, che lo stesso Policarpo ha detto più volte, disponendosi alla passeggiata:

— Per l’amor di Dio, dolce Eufemia!... non mettere il tuo abito di seta marron; il tempo è minaccioso. I miei calli non s’ingannano mai.

La partenza per la campagna è un vero avvenimento per la famiglia De-Tappetti, e per l’intero vicinato che — sia detto a sua lode — non ci aveva mai creduto.

Le lenzuola dentro a un secchio — i fazzoletti, i calzoncini di Agenore stiacciati nella cazzerola, le calze e le mutande del genitore, pigiate bene dentro la pignatta —