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mattina alla sera: ora i bottoni non sono cuciti; ora s’è persa la cravatta; ora la minestra ha il bruciato; ora non c’è calza abbastanza nella lampada a petrolio.... Ma dimmi un’altra cosa: non potresti dare un altro giro ai tuoi discorsi?
— Eufemia! — risponde severamente Policarpo — Eufemia, te ne prego, rientra in te stessa. Tu demolisci il prestigio della patria potestà! tu scuoti, nella loro base, quei principii inconcussi che ho procurato sempre d’instillare nel tenero animo di Agenore nostro.
— Ma io sono inconcussa da un pezzo e te lo dico francamente: o parla d’altro o sta zitto. Agenore, vuoi un pezzettino d’arrosto?
— Ma me le compri poi le nocchie?
— Ti ho detto di sì. Non seccarmi neppure te.
— Ecco — mormora Policarpo — ecco come si finisce per traviare il senso retto