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me, pure egli è il capo del governo, e lo dobbiamo amare, come si amano le istituzioni.
La folla applaude, il Re e il Duca d’Aosta si affacciano e salutano dalla loggia, agitando gli elmi piumati.
Policarpo trascina verso casa il figlio che ha un palmo di lingua fuori, e gli occhi rossi dal sudore e dal polverio.
— Ti sei divertito? — gli chiede la mamma togliendogli l’abitino.
— Sì, mamma: ho tanto fame.
— Si dice: appetito! — grida Policarpo.
— Povero figlio! — esclama la mamma, dandogli un bacetto: — papà ti dà i tormenti eh? poverino!
— Bella educazione! — soggiunge Policarpo — voi, o signora, diminuite il prestigio dell’autorità.
— Ma che prestigio?
— Voi, o signora, eccitate una creatura inconsapevole allo sprezzo verso il superiore