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da letto, chiama la serva e al suo cospetto somministra al figlio tutti gli schiaffi che la morale oltraggiata mette a disposizione della paterna autorità.

Messo a letto Agenore, con tutte le violenze del caso, Policarpo rientra nella camera da ricevere e dice al cavaliere Anassagora Caramelli:

— Compare carissimo, io vi domando scusa a nome mio, e interinalmente anche a nome di quella canaglia di mio figlio, che ho consegnato nelle braccia di Rosa, perchè lo passi in quelle di Morfeo. Dio mi è testimonio che fo di tutto per infondere il mio sapere nella sua personalità, ma le idee moderne cominciano a traviare il suo spirito. Io non so a quale carriera potrò avviare questo mio unigenito.

— Papà, — grida Agenore, mettendo il naso fuori del coltroncino, — voglio fare il cocchiere.

Il cavaliere a scanso di una nuova scena,