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— Il nostro piccolo Agenore adorna l’animo di studii preclari, — dice Policarpo, facendo la bocca a cuore; — vieni qua, Agenoruccio mio, dà un saggio al tuo padrino di quelle discipline letterarie che abbelliscono la tua adolescente precocità.

Agenore introduce tre dita nel naso, e con la testa bassa va a situarsi tra le gambe di papà, come un gruppo in gesso di Amore e Venere.

— Il nostro Agenore, — continua Policarpo, — è ancora ai primi rudimenti della sapienza, subordinata alla sua tenerezza, e anche alla mia, che gli voglio tanto bene, ma egli non difetta di quella larghezza costitutiva di cervello, che sua madre glielo dice sempre: studia, figlio mio, come tuo padre, che s’è fatta una posizione, e procura di ottenere quella perspicacia, con la quale fidiamo noi tutti nel tuo desiderio, che sarà il bastone della mia vecchiaia. E ora a te, Agenore, e vedi un po’ di farti onore, davanti