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vecchio cappotto militare, comprato a Campo dei Fiori, e trasformato dalla signora Eufemia in veste da camera mediante certi paramani gonfi, e un bavero enorme d’un verde così sfacciato che la testa di Policarpo, per via di riflesso e d’analogia, pare, occhiali a parte, una gran testa di cavolo.

La toeletta della medesima signora Eufemia è piena di pretese, con una quantità di nastrini e di fettuccie stinte, e con un “fisciù„ tutto accartocciato, che pare un gran mazzo d’indivia. Le pendono dagli orecchi due goccie di falso corallo che somigliano, fino all’illusione, a due bastoni di ceralacca

Agenore, come nei giorni di festa, ha la faccia pulita fino al giro del collo. Si notano pure traccie di tentativi audaci ma infruttuosi nella pulitura delle unghie e nella pettinatura dei capelli.

L’orologio della chiesa vicina suona le tre; Agenore le conta. Policarpo segue con te-