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nistro, del ministro Mezzanotte, buon’anima sua; si davan del tu....

Maresciallo. — Vedo bene che lei è un galantuomo.... si prenda pure questo birichino e lo mandi a letto.

Agenore, mezzo sconquassato, passa nelle mani del genitore, che lo afferra per l’avambraccio, e lo trascina verso casa ruggendo:

— Disgraziato, che ci sei andato a fare in piazza Navona?

— A sentire la musica.

— E chi ha destato, nel tuo petto, questi gravi istinti musicali?

— È il figlio dell’orzarolo che m’ha detto che bisognava gridare: Vogliamo l’inno.

— Ma non hai tu riflettuto che il tuo grido offendeva i grandi corpi dello Stato? Ma dimmi: hai tu mai visto che tuo padre anche nelle grandi circostanze della vita abbia mai chiesto un inno? Perchè hai emesso, dunque, grida sediziose?

Silenzio prudente da parte di Agenore.