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sempre paura, nello spolverare, di mandarla in pezzi.

Il giardino era rettangolare, di confini modesti, ma foltissimo di piante, col pittoresco disordine dei giardini abbandonati a sè stessi. Qua e là, tra il fogliame, si vedevano statue barocche, diventate graziosissime, perchè avvolte d’edera e tigrate di muschi vellutati, con ghirigori bizzarri. Nel mezzo, mormorava una piccola fontana, nascosta da ciuffi di papiri e di ninfee. Negli stretti viali, la sabbia, tutta screziata di foglie e di fiori di oleandro, sembrava un bel tappeto di Fiandra. In fondo, tra i rami delle alte magnolie, e i larghi ventagli dei chamaerops eccelsi, tra le yucche e i rododendri, s’intravvedeva la facciata d’un capriccioso châlet, un piccolo Trianon, come negli sfondi di