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Era passata già un’ora, quando Mario, ch’era in postura assai disagiata e aveva il sonno leggero, trasalì e si stropicciò le palpebre, guardando attorno, in quella oscurità. Gli pareva di avere sentito un colpo secco, sulla sabbia, dalla parte del muro, come d’un oggetto pesante caduto per terra, indi un leggero bisbiglio nella strada.

Mario chiamò sottovoce:

— Prospero! Gennaro!

Nessuna risposta.

Mario allungò il piede e diede un calcio negli stinchi a Prospero, che si destò di soprassalto, gridando:

— Che c’è?

— Parla piano, figlio d’un cane! hai sentito nulla?

— Niente.