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rebbe a un cane in chiesa, e rispose con asprezza risentita al portiere:

— Andate a dire all’ammiraglio che c’è il capitano Liberti.

— Ma finiamola con queste burlette! non venga a seccar la gente! vada pei fatti suoi, se no, la finisce male.

— Ma son matto, io, — esclamò l’ufficiale, — o è matto questo mascalzone?

— Un mascalzone sarete voi! — urlò Gennaro inviperito, brandendo minacciosamente la scopa, — ma siamo stanchi di questi gabbamondi e, se non ve ne andate di corsa, vi sfascio questa sul grugno.

L’ufficiale afferrò rabbiosamente la scopa che quasi gli sfiorava la faccia e lasciò andare un ceffone a Gennaro, che liberò la scopa e gliene diede una botta sopra una spalla, urlando: