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— Niente di tutto questo: è una ragazza bella come l’aurora....

— L’aurora? Dio mio, il male è gravissimo. E ti ama?

— Non lo so, ma suppongo che mi amerebbe. Tu sorridi? Te lo avevo detto che amo come un collegiale: eppure, vedi, per aver la mano di quell’angelo, sarei capace d’ogni ardimento.

— Ma è dunque una fata chiusa in un castello di bronzo, guardato a vista da un drago con sette teste e sette lingue di fuoco?

— Eh il drago c’è, ma non ha sette teste; però quella sola che ha, è tanto bizzarra!

In quel mentre, un cameriere consegnò una lettera al conte Tibaldi, che la dissuggellò e la lesse con una certa commozione.