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6 lettere di galileo

troppo confidare. Porta la mia stella che io abbia a combattere, e anco con perdita, la roba mia. So che avrò apportato disgusto a V. S. I.; ma mi scusi e perdoni, avendomi a ciò dire sforzato in mia passione, in consolazione della quale piaccia a V. S. I. assicurarmi come ella mi continova in sua buona grazia; felicità da me pregiata sopra ogni tesoro: con che riverentemente gli bacio le mani, e prego felicità.




al balì cioli a siena1


Firenze, 6 Ottobre 1632


Accenna l’intimazione ricevuta di presentarsi al tribunale del Sant’Offizio in Roma, ed espone il suo desiderio di conferirne prima col Granduca.


Trovomi in gran confusione per una intimazione statami fatta tre giorni sono dal Padre Inquisitore di ordine della Sacra Congregazione del S. Offizio di Roma di dovermi per tutto il presente mese presentar là a quel Tribunale, dove mi sarà significato quanto io debba fare. Ora conoscendo l’importanza del negozio, e il debito di farne consapevole il Serenissimo Padrone, e il bisogno di consiglio e indirizzo di quanto io debba in ciò fare, ho risoluto di venir costà quanto prima per proporre all’Altezza Serenissima quei partiti e provvisioni, dei quali più di uno mi passano per la fantasia, per i quali io possa nel medesimo tempo mostrarmi, quale io sono, obbedientissimo e zelantissimo di S. Chiesa, e anco desideroso di cautelarmi quanto sia possibile contro alle persecuzioni di ingiuste suggestioni, che possano immeritatamente avermi concitato contro la mente, per altro santissima, dei Soperiori. Ne do conto a V. S. I.,

  1. Inedita. — MSS. Gal., Par. 1, T. 4, autografa.