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66 Dialogo Primo

mezzo si muovono (per quanto depende dalla gravità) con velocita di proporzionate à i pesi loro, e l’esemplifica con Mobili, ne i quali si possa scorgere il puro, et assoluto effetto del peso, lasciando l’altre considerazioni sì delle figure, come de i minimi momenti, le quali cose grande alterazione ricevono dal mezzo, che altera il semplice effetto della sola gravità: che perciò si vede l’Oro gravissimo sopra tutte l’altre materie ridotto in una sottilissima foglia andar vagando per aria, l’istesso fanno i sassi pestati in sottilissima polvere. Mà se voi volete mantenere la proposizione universale, bisogna che voi mostriate la proporzione delle velocità osservarsi in tutti i gravi, e che un sasso di venti libbre si muova dieci volte più veloce che uno di due: il che vi dico esser falso, e che cadendo dall’altezza di cinquanta ò cento braccia, arrivano in terra nell’istesso momento.

Simp. Forse da grandissime altezze di migliaia di braccia seguirebbe quello, che in queste altezze minori non si vede accadere.

Salv. Se Aristotele havesse inteso questo, voi gli addossereste un altro errore; che sarebbe una bugia; perche non si trovando in terra tali altezze perpendicolari, chiara cosa è, che Aristotele non ne poteva haver fatta esperienza; e pur ci vuol persuadere d’haverla fatta, mentre dice, che tale effetto si vede.

Simp. Aristotele veramente non si serve di questo principio, mà di quell’altro, che non credo che patisca queste difficoltà.

Salv. E l’altro ancora non è men falso di questo; e mi maraviglio che per voi stesso non penetriate la fallacia, e che non v’accorghiate, che quando fusse vero, che l’istesso Mobile in mezzi di differente sottilità e rarità, et in somma di diversa cedenza, quali per esempio son l’acqua, e l’aria, si movesse con velocità nell’aria maggiore, che nell’acqua secondo la proporzione della rarità dell’aria à quella dell’acqua, ne seguirebbe che ogni Mobile, che scendesse per aria, scenderebbe anco nell’acqua; il che è tanto falso, quanto che moltissimi corpi scendono nell’aria, che nell’acqua non pur non descendono, mà sormontano all’in sù.


Simp.